“VERGINE MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO, UMILE E ALTA PIU’ CHE CREATURA”

La mia devozione per la Vergine Maria, di cui oggi ricorre la santa festività, è legata indissolubilmente ai ricordi più gioiosi e sereni della mia infanzia. Infatti, ho trascorso buona parte dei miei primi anni di vita e dell’adolescenza presso i monaci benedettini del Santuario di Montevergine. Fondata da San Guglielmo da Vercelli nel XII secolo, l’abbazia fu, sin da subito, dedicata dal suo fondatore al culto mariano. E proprio sotto l’occhio vigile e amorevole della Madonna di Montevergine – meglio conosciuta come Mamma Schiavona o Madonna Nera – giocavo, da piccolo, insieme con i miei fratelli o svolgevo i miei compiti, in età più adulta, idealmente guidato dal mio padre spirituale don Emilio Colombo, di cui auspico al più presto il processo di beatificazione.

Ma alle cure premurose della Madonna di Montevergine Nostro Signore affidò addirittura “il corpo” di suo Figlio. È il 1939 e la Casa Reale, per preservare la Sacra Sindone (all’epoca, appunto, di proprietà dei Savoia) dalle mire dei Nazisti, chiede al Santo Padre di nascondere, proprio nell’abbazia di Montevergine la reliquia più importante della Cristianità: l’effigie del corpo di Cristo. Oltre al Papa e al re Vittorio Emanuele, solo altre due persone sono a conoscenza del trasferimento della Sindone da Torino a Montevergine: l’abate e il priore di Montevergine. I tedeschi giungono a Montevergine, ma non sospettano minimamente che il sacro lino che ha avvolto il corpo di Cristo sia custodito in una teca marmorea dell’altare del coretto.

Nel 1946, a conflitto terminato, l’abate Marcone riunisce nel Santuario tutti i monaci benedettini per comunicare loro che l’abbazia ha segretamente protetto il “corpo” di Gesù. Uomo dotato di forte personalità, l’abate ha l’ardire di chiedere al cardinale Maglione un’ostensione straordinaria della Sindone nel Santuario. A ricompensa del contributo dato, il cardinale asseconda la richiesta e il sacro telo viene adagiato su di un tavolo nella sala del capitolo. È l’unica ostensione al mondo al di fuori di Torino!

Mi sono sempre chiesto quanto profonda e intensa debba essere stata l’emozione che i monaci hanno provato alla contemplazione del corpo di Gesù! Quale afflato mistico li abbia uniti a quel corpo martoriato e straziato!  Quale estasi abbiano raggiunto nel recitare le loro preghiere in lode di Colui che ci ha ricondotti a nuova vita!

Mentre Mamma Schiavona accarezza con un dolce e discreto sorriso il Bimbo divino che le gioca in grembo, strattonandone il manto.