MAGICA IRPINIA: TORELLA DEI LOMBARDI

Sarà l’aria salubre, la limpidezza dell’acqua, il cibo genuino del piccolo borgo, ma Torella dei Lombardi possiede il magico potere di modificare il DNA dei suoi abitanti, sviluppando il cromosoma Lumière. E, infatti, appartiene quanto meno alla sfera del paranormale il fatto che un paesino con poco più di 2000 abitanti abbia a che fare con i natali di due personalità che hanno arricchito in modo originale e straordinario il mondo del cinema, non solo italiano ma -oserei dire- mondiale. Stiamo parlando di Dino De Laurentis e Sergio Leone. Perché Rosario Pasquale Marco Aurelio De Laurentiis, brigadiere della Real Guardia di Finanza, e Vincenzo Leone, attore e regista meglio conosciuto col nome d’arte di Roberto Roberti (genitori, rispettivamente di Dino e Sergio), sono per l’appunto nati a Torella.

E, così, voglio condurvi in un viaggio alla scoperta di Torella prendendo come guida uno stravagante soggetto cinematografico, che mescolando realtà e fantasia, renda omaggio a questi due giganti del nostro cinema.

C’era una volta in America un produttore italiano tanto coraggioso quanto lungimirante, tal Agostino De Laurentis (che tutti chimavan Dino), il quale, memore delle sue origini irpine, decise di realizzare il più grande kolossal di tutti i tempi su una storia di Guerra e pace che si favoleggiava essere avvenuta a Torella dei Lombardi tra le forze del Bene e quelle del Male e che veniva fatta risalire all’850, ossia al periodo della contesa tra i principati longobardi di Benevento e Salerno. E decise di affidarne la regia ad un giovane talento, tal Sergio Leone, che già aveva fatto vedere al mondo, anche a quello a “stelle e strisce”, di che pasta fosse fatto. Per un pugno di dollari il geniale regista allestì il set nei pressi del suggestivo castello Candriano-Ruspoli (tale denominazione si deve alla concessione, da parte di Umberto I, del titolo di Marchese di Candriano a Giuseppe Caracciolo, che, morto senza figli nel 1920, lasciò titolo nobiliare e castello al nipote Camillo Ruspoli), dove si diceva che L’armata delle tenebre fosse stata, alfine, sopraffatta da L’ultima legione miracolosamente sfuggita all’oscuro potere de Il diavolo. E, Per qualche dollaro in più, Sergio Leone riuscì a garantirsi effetti speciali tali che, per la prima volta nella storia del cinema, dessero allo spettatore l’impressione che Le streghe schierate al fianco de Il signore della morte volteggiassero realmente sul campo di battaglia e lanciassero i loro strali da La strada fino alle possenti mura del castello e al donjon, il torrione difensivo dalla caratteristica struttura cilindrica tipica dell’architettura normanna.

Mentre dalle numerose feritoie le forze del Bene scagliano le loro frecce incendiate accendendo gli stoppini in un'apposita vasca o verificano che la via di fuga da utilizzarsi in caso di conquista del castello sia praticabile, ecco sopraggiungere dal bosco di Girifalco (a guardia del quale è una torre a pianta quadrata realizzata nell’XI-XII sec. in epoca normanna per rispondere ad esigenze di controllo e di difesa del territorio) i Cavalieri della Luce, splendenti nelle loro armature color del cielo. Guidati da I sette dell’Orsa Maggiore, ingaggiano un’epica lotta con le diaboliche forze fuoriuscite dalle viscere dell’Inferno e, finalmente, le ricacciano nell’oscurità del mondo ctonio. “Ecco il sol che ritorna, ecco sorride per li poggi e le ville” ad illuminare con i suoi colori variamente cangianti il piccolo borgo. Ciascuno può far ritorno al lavoro usato. Passata è La tempesta.

E, mentre i cavalli si abbeverano alla Fontana monumentale, l’arcobaleno, che ha catturato tutti i colori del sole che nasce, testimonia il Patto che Dio ha voluto rinnovare con l’umanità.

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