MAGICA IRPINIA: ROTONDI

Vi sono luoghi, nella nostra magica Irpinia, in cui la cura della propria storia e il rispetto per le proprie tradizioni si intrecciano intimamente e simbioticamente con l’amore per la Natura e l’intensa fede che anima la comunità. E, così, nella nostra sorprendente Irpinia, vi sono luoghi in cui suggestivi monumenti di fede si nutrono della potenza del divino miracolo delle bellezze del Creato, che da quelli, a loro volta, ricevono consacrazione, nel nome di un tenace attaccamento al proprio passato. In cui la memoria dei luoghi e i luoghi della memoria recano e sussurrano l’impronta del Sacro.

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Un siffatto prodigio accade a Rotondi, un delizioso borgo della Valle Caudina, che, con caparbietà, difende, preserva e tramanda le sue antiche tradizioni, espressione più eloquente dell’identità comunitaria. Luogo simbolo della memoria è sicuramente il Santuario di Maria Santissima della Stella, di ineffabile fascino e magico incanto. Delicatamente adagiato sui solidi contrafforti di quello che, probabilmente, doveva essere il castrum Rotondorum (ossia il castello feudale dei De Rotundis, che, verosimilmente, avrebbero determinato il toponimo del borgo e che detennero il feudo dal 1245 al 1524, quando decisero di trasferirsi a valle, lasciando che il castello si trasformasse, appunto, in una chiesa), l’edificio mariano riceve l’abbraccio e l’omaggio di una natura lussureggiante, che si distende, quasi come regale tappeto, ai suoi piedi. In questo luogo, che sembra essere sospeso tra Cielo e Terra, la fede si alimenta dell’opera meravigliosa dell’Altissimo, della cui presenza è indiscutibile testimonianza la potenza dello spettacolo che si apre ai nostri occhi. Allorché lo sguardo resta sopraffatto dallo sterminato oceano verde e dall’azzurra infinità del cielo non si può non riconoscere la propria appartenenza ad un grandioso progetto divino. Che si palesa in quello straordinario scrigno di biodiversità che è il Parco Regionale del Partenio, di cui Rotondi è parte. Castagni, faggi, querce offrono riparo a martore, tassi, volpi, faine, donnole, che si aggirano tra i colori allegri del garofano, della viola, del narciso, dell’asfodelo, dell’orchidea. Mentre i rivi, i torrenti, le risorgive che gorgogliano tra l’intricata vegetazione accolgono la salamandrina dagli occhiali, il tritone italico, la salamandra pezzata dalle vistose macchie gialle, l'ululone dal ventre giallo (un simpatico rospetto che inarca il ventre, esibendo, quando è minacciato, una vigorosa colorazione giallastra), il rospo smeraldino, la raganella italica. Tra questi boschi odorosi si sviluppano sentieri che, partendo proprio dal Santuario, consentono di raggiungere pianori di indubbia valenza naturalistica, ampi manti erbosi dove pascolano allo stato brado ovini e bovini.

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La spiritualità suggestiva di questo luogo favorì la presenza dei Cappuccini, che tennero il Santuario dal 1524 al 1560, allorché lo abbandonarono perché troppo esposto alle incursioni dei briganti. L’edificio fu, così, affidato a un eremita che venerava un’effigie della Madonna, in stile bizantino e attribuibile al IX-XI secolo, che il Santuario ancor oggi custodisce. Tutto ciò che rimane, purtroppo, è il solo busto della Madonna, con la testa del bambino appollaiato sulla spalla, anche se, in origine, la statua doveva essere intera e tenere in grembo la testa del Bimbo divino, secondo lo stile orientale.

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Alla Madonna della Stella è legata una tradizione che vuole che, sulle montagne del Partenio, tra Rotondi e Avella, fosse stata trovata una statua della Vergine e che tale statua fosse stata portata a Rotondi. Il santuario che ospitava il simulacro divenne meta di pellegrinaggi, anche perché si attribuivano alla statua della Vergine poteri miracolosi. Fu così che i cittadini di Avella cominciarono a reclamare la statua, ma, poiché le loro richieste non venivano ascoltate, decisero di recarsi a Rotondi per portare via ciò che ritenevano essere di loro proprietà. Se ne accorse, però, l’eremita che aveva in consegna il santuario e che diede l’allarme, facendo risuonare per la vallata i forti rintocchi della campana.  Tutti i cittadini di Rotondi accorsero armati per difendere la loro Madonna, chi con bastoni, chi con attrezzi agricoli, chi con armi da fabbro, chi con archibugi. I profanatori si diedero alla fuga, ma, nel fuggire, lasciarono cadere sul fondo di un burrone la statua, che restò orribilmente deturpata. Tanto che il Cardinale Vincenzo Maria Orsini (futuro pontefice con il nome di Benedetto XIII), di visita pastorale al Santuario della Stella, rimanendo profondamente turbato per le condizioni in cui era ridotta l’antica statua, volle donare ai devoti fedeli una nuova immagine della Madonna.

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A ricordo del furto sacrilego e dello scampato pericolo, ogni anno, la domenica di Pasqua, durante la Processione di Santa Maria della Stella, mentre il simulacro della Vergine esce dal suo santuario e, portato a spalla, scende per le ripide balze, agli antichi canti litanici si unisce il crepitio degli archibugi, che si concludono nella piazza grande del paese, mentre la Madonna, tra due ali di folla osannante, entra nella chiesa arcipretale della SS. Annunziata.

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Il legame con la Madonna della Stella è particolarmente sentito dalla comunità del borgo, tanto che a Lei, oltre il giorno di Pasqua, è dedicato anche il 15 Agosto. E, in entrambi i casi, la processione che si snoda dal Santuario per poi ritornarvi non è altro che un cammino dello spirito prima che del corpo, alla ricerca dell’ascolto di sé e, dunque, di Dio.

Immersi nel silenzio della Natura, che ci parla dell’indissolubile legame tra le bellezze del Creato e il loro Creatore.

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