MAGICA IRPINIA: ROCCA SAN FELICE

Un teschio nero, a rendere ancor più inquietante la scritta “Pericolo di morte”, campeggia al centro di un cartello giallo e mette in guardia chiunque accarezzi l’incauta idea di avvicinarsi al laghetto grigio.

Siamo in uno dei tanti piccoli gioielli dell’Alta Irpinia. Siamo a Rocca San Felice.

A debita distanza osservo il ribollire del piccolo lago prodotto dalla fuoriuscita dal sottosuolo di gas generatisi dalla decomposizione di rocce sotterranee ad alto contenuto di zolfo. La miscela di idrogeno solforato e anidride carbonica che ne fuoriesce può essere letale anche per gli uomini. Nulla vi può attecchire.

Siamo nel vestibolo dell’Ade. Della cui pericolosità ci metteva in guardia già il sommo Virgilio nel VII libro dell’Eneide. E, in effetti, insieme con le esalazioni pestilenziali, il paesaggio lividamente spettrale, disseminato di numerose carcasse di animali, eloquente monito a non oltrepassare il limen tra mondo terreno e mondo sotterraneo, evoca presenze misteriose e ancestrali.

È, questo, il regno di Mefitis, divinità venerata sin dal VI secolo a.C. in particolare dai popoli italici del Meridione e invocata per la fertilità femminile e la rigogliosità dei campi. Mefitis è -come sembra suggerire il nome- “colei che sta nel mezzo”, colei che è posta tra Cielo e Terra, tra Vita e Morte. Perché, se da un lato, presiede alla fertilità e restituisce alla vita grazie alle proprietà medicinali dei suoi fanghi ricchi di zolfo, dall’altro, può dare la morte con le sue esalazioni venefiche.

Ma ecco che il lugubre silenzio della gora si riempie del suono policromo della festa medioevale che si sta snodando tra le stradine del vicino centro storico. Abbarbicata ai piedi della massiccia e possente rocca, edificata dai Longobardi al tempo delle lotte contro i Bizantini, Rocca San Felice si trasforma, nella penultima settimana di agosto, in una girandola allegra e variopinta di messeri e dame, donzelle e cavalieri, falconieri e musici, poeti e cortigiani. E ogni angolo del piccolo borgo si anima delle risate cristalline dei bimbi, delle stupefatte esclamazioni dei giovani, del divertito compiacimento degli adulti, della meraviglia pacata dei vecchi.

Mentre su tutti splende l’argenteo disco lunare.   

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Foto by Silvana Planeta