MAGICA IRPINIA: MONTEMILETTO

A Montemiletto, uno dei borghi più suggestivi della nostra terra d’Irpina, il passato sembra riecheggiare e parlarci da ogni angolo dell’incantevole centro storico. Attraversare la Porta della Terra (un secentesco arco in travertino sormontato da merli) è come varcare una soglia magica, è come aprire una porta dimensionale che introduce in un fitto intersecarsi di ruve, caratteristici vicoli in pietra dal tipico impianto medioevale. E, infatti, le origini del borgo vengono fatte risalire agli albori del Medioevo, quando il paese cominciò a prendere forma sviluppandosi intorno al Castello che, eretto dai Longobardi e radicalmente ricostruito dai Normanni, si erge, a dominare le valli sottostanti, impavido e possente, con le sue alte mura in pietra e le sue torri merlate angolari a pianta circolare.  Il Castello (poi detto della Leonessa da una delle famiglie nobili che vi abitarono), in epoca rinascimentale, fu trasformato in palazzo signorile e arricchito di ampie finestre e larghi balconi dai de Tocco (Algiaisio de Tocco aveva conquistato il maniero nel 1419, cogliendo di sorpresa il precedente feudatario Andrea Francesco Caracciolo).

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Ma la sobria eleganza del borgo è anche negli altri pregevoli palazzi rinascimentali dai bellissimi portali in legno o in pietra, opera dell’abilità artigiana degli intagliatori e degli scalpellini irpini. È anche nel gioco caleidoscopico degli inebrianti colori che, dai vasi di fiori che impreziosiscono il centro medioevale, illuminano di allegria le ruve. È anche nei tanti edifici di culto che si stagliano contro l’azzurro del cielo nella loro pacata solennità. Come la pieve di Santa Maria Assunta, che, posta sullo strapiombo che guarda il paesino di Torre le Nocelle, sembra quasi comunicare la vertigine dell’infinito. O come la chiesa di Sant’Anna, pregevole esempio di arte barocca, con l’annesso convento dei frati domenicani (oggi sede del Municipio), dall’incantevole chiostro finemente affrescato, luogo ideale di studio e di meditazione.

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E, mentre il sole inonda le piazze e si insinua nei vicoli, il borgo vede serpeggiare a valle il Calore, tra filari di pioppi e campi arati, scavando con le sue anse la terra ubertosa, che dona distese di nodosi uliveti, di vigneti rubini e dorati, di noccioleti odorosi, affidate alla sapienza antica di mani operose.