MAGICA IRPINIA: MANOCALZATI

Tra le varie ipotesi alla base del bizzarro toponimo sicuramente la più suggestiva è quella che vuole derivare il nome di questo delizioso borgo irpino dai Monti Alciati, ossia dai cinque rilievi (quello del borgo di San Barbato col suo castello, il colle Sant'Angelo, quello delle Toppole ed altri due, meno pronunciati, tra San Barbato e le Toppole) che si stagliano contro l’azzurro a delineare le cinque dita di una mano protesa verso l'alto. Una mano che la leggenda vuole “calzata” da attrezzi offensivi, a causa del carattere bellicoso della gente del luogo. Tale aggressività sarebbe da ricondurre alla lunga contesa che un tempo animò le genti del Comune e della vicina San Barbato (oggi frazione, ma un tempo comune a sé) e che portò all’unificazione solo nel 1869, dopo varie contese e diffide.

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Ma, appunto, si tratta di una leggenda. Perché l’indole di questo popolo è quanto mai cordiale e ospitale. Ne è prova il fortunato e singolare evento Assettate addo’ vuo’: sedie librate nell’aria, pendenti a cascata dai balconi, annunciano l’invito a sedersi alla lunga tavolata che si snoda lungo tutto il centro del paese. In un’epoca che, dominata dalla spersonalizzazione e dalla distanza, azzera i contatti sociali e nasconde l’essenza più profonda dell’individuo, la leggerezza che regala la convivialità, consentendo di entrare in contatto con lo sconosciuto vicino di sedia, permette di realizzare quella gioviale coralità che si trasforma in balsamo per l’animo. E, a fare da sfondo, l’incantevole magia dal sapore medioevale fatta di strette viuzze, di palazzi dai magnifici portali, di abitazioni con ingresso a porticato e cortili interni, che, nelle serate estive, si svelano alla delicata luce ramata di discrete lanterne.

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Mentre dall’alto lo spettacolare maniero longobardo si erge quale rassicurante poderosa presenza a tutelare la festa dell’incontro con l’altro. Arroccato sul colle che domina il piccolo borgo e da cui prende il nome, probabilmente edificato dai Longobardi tra i secoli VIII e IX, il Castello di San Barbato si presenta oggi con le chiare fattezze di una fortezza aragonese del Quattrocento, dalla pianta quadrangolare, con due torrioni circolari scarpati e due torri scarpate a punta per fronteggiare lo strapiombo sul lato settentrionale.


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Di impianto medioevale è anche la Chiesa di San Marco Evangelista, dedicata al santo patrono, che conserva statue e dipinti di scuola settecentesca napoletana, mentre nei muri perimetrali esterni è possibile riconoscere materiali di spoglio di epoca romana. Altre testimonianze medioevali sono il palazzo Accomando, con il suo artistico portale della fine del XVII secolo e l’Arciconfraternita dell’Immacolata, con la sua bella tela del XVII secolo che la fede popolare riconosce miracolosa.

Delicati piccoli gioielli incastonati in un tranquillo piccolo borgo, ennesima preziosa gemma della nostra bella Irpinia.

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