MAGICA IRPINIA: LAURO

Basta percorrere il ponte in muratura del superbo e seducente Castello Lancellotti ed attraversare il portale ad arco in stile rinascimentale per entrare in uno spazio sospeso nel tempo e divenire, così, protagonisti di una fiaba incantata, in cui il soffio lieve dell’immaginazione ci dona le ali per librarci attraverso i secoli, in un tempo che affonda le sue radici addirittura in un passato mitico. Quando Ercole, dopo essere stato a Pompei ed Ercolano, giunto in una località di questo territorio, detta Fregonia, sarebbe stato accolto da un tripudio di rami di alloro agitati dagli stupefatti abitanti. Da qui Fregonia avrebbe mutato nome, per l’appunto, in Lauro.

Ed è proprio il morbido profumo delle foglie di lauro, che si fonde e si confonde con il profumo pungente dell’albero di canforo e con quello allegro e frizzante degli agrumi, ad accoglierci, varcato il portone di ingresso, nell’ampio cortile, dominato dalle due torri merlate angolari a pianta quadrata (la più alta supera i 16 metri) in stile rinascimentale, cui i gargoyle dall’aspetto animalesco aggiungono un sapore medioevale.

Un elegante portale a bugnato ci introduce in un cortile più signorile e privato, su cui si affacciano gli ambienti di rappresentanza (la sala d’armi, la sala da pranzo, la cappella) e al cui centro la fontana rinascimentale con lo stemma dei Pignatelli ci ricorda che il feudo di Lauro ha visto, nella sua storia, succedersi diverse dinastie. Infatti, in virtù della sua posizione strategico-militare, al centro tra le città di Napoli, Caserta, Benevento, Salerno e Avellino (tanto che, partendo da Lauro, un esercito poteva, in un paio di giorni di marcia, raggiungere tutte le principali città campane), il feudo fu da sempre oggetto di contese nell'avvicendamento e consolidamento delle varie dinastie della Campania. Già dominio del principato di Benevento e Salerno (il primo riferimento a Castel Lauri, del 976, è di origine e dipendenza longobarda), Lauro fu elevato a contea da Ruggiero il Normanno per essere donato ai Sanseverino (Ruggiero Sanseverino, primo signore del Castello di Lauro, era imparentato indirettamente con Roberto il Guiscardo) attorno al 1115, per passare, con la venuta degli Angioini, al nobile Guglielmo de Beaumont, al conte Roberto de Boulogne, alla custodia della cugina del re Margherita de Toucy. Concesso al conte di Avellino Bertrando del Balzo nel 1278, passò agli Orsini e, poi, ai Pignatelli (nel 1540 Scipione Pignatelli acquistò la Terra di Lauro per 12.000 ducati), finché nel 1632 venne acquisito dai marchesi Lancellotti, che lo tennero fino all'abolizione della feudalità nel 1806.

Il complesso avvicendarsi delle numerose famiglie che tennero il Castello è effigiato lungo la parte superiore delle pareti della meravigliosa Sala d’armi (dove un tempo si svolgevano le cerimonie di corte), dal cui soffitto ligneo a cassettoni pende un imponente e originalissimo lampadario bronzeo che riproduce il disco solare, dalla cui circonferenza si dirama una pioggia di raggi. La calda luce delle lampade, che da quei raggi pendono in vario ordine, accende l’oro dei fregi del soffitto e svela alla vista il corrusco splendore delle lance, delle alabarde e degli elmi che popolano la sala. E, a loro volta, nutrendosi dei riflessi del bronzo e del legno, le lampade emanano bagliori di rame, che convergono sul quadro che campeggia sulla parete in fondo alla sala. Si tratta della riproduzione dell’incendio appiccato nel 1799 dall’esercito napoleonico per punire il feudo per la rivolta dei Sanfedisti che auspicavano il ritorno dei Borbone. Quasi totalmente distrutto, il Castello venne ricostruito, a partire dal 1870, da Filippo Massimo Lancellotti, che lo inaugurò due anni dopo, il 25 agosto, ossia nel giorno della festa dei Santi Patroni San Rocco e San Sebastiano.

I Santi Patroni sono ritratti anche negli spazi laterali del catino absidale della piccola e intima Cappella, che colpisce per la sua elegante armonia. La Cappella è, forse, la più significativa testimonianza dell’eclettismo che animò la ricostruzione voluta da Filippo Massimo, che, infatti, volle lì comporre diversi stili architettonici. Dalla facciata con motivi tipici delle basiliche romane e delle chiese medioevali al matroneo quale elemento proprio delle chiese paleocristiane e romaniche; dal Cristo Pantocratore ritratto secondo il gusto dell’iconografia bizantina alle magnifiche monofore ornate da vetrate dipinte in stile liberty (a rappresentare sette santi la cui scelta è ispirata dai nomi dei membri della famiglia Lancellotti): tutto si fonde armoniosamente in un devoto inno di fede all’Altissimo.

La Cappella comunica con un piccolo chiostro, cui si può accedere anche dalla Biblioteca attraverso un passaggio segreto: tirandolo a sé, uno degli scaffali (sui quali riposano migliaia di libri e tra cui degni di nota sono vari testi risalenti ai secoli XVI e XVII nonché i libri mastri appartenenti ai Lancellotti) si apre come una porta, come a suggellare l’armonico connubio, anche, tra scienza umana e scienza divina, tra il mondo degli uomini e il regno di Dio.

Ma il Castello di Lauro non è solo un ponte con il passato, perché esso, a partire dal 1976, sulla scorta del fascino suggestivo di una mostra naïf organizzata proprio nelle sale del castello, ha richiamato artisti italiani e stranieri, che nel piccolo borgo, da allora, si danno appuntamento per incastonare i loro dipinti nelle mura del centro storico, trasformandolo, così, in un policromo museo all’aperto. Tra le oltre 100 opere, che fanno di Lauro l’unico “Paese dipinto” d’Italia a vocazione completamente naïf, il dipinto più rappresentativo è sicuramente il murale realizzato dalla pittrice russa Ludmila Vouch. Non solo perché riproduce i principali monumenti del paese (l’arco di Fellino, il castello Lancellotti, il Palazzo comunale, la chiesa Madre), ma soprattutto perché il dirigibile che resta come sospeso nel delicato arancio di un cielo al tramonto vuole essere un composto omaggio al grande esploratore polare Umberto Nobile (cui il borgo ha dato i natali nel 1885 e a cui è dedicato un museo nel palazzo Pignatelli), che, al comando del Norge (da Nobile progettato e realizzato su incarico della Norvegia) raggiunse per primo il Polo Nord.

Nel piccolo borgo di Lauro realtà quotidiane e straordinarie si intrecciano, tempi leggendari e storici si sovrappongono, dimensione terrena e divina si alimentano di pacata armonia. A narrare una fiaba senza tempo, colorata delle sfumature dei sogni. 

 

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