MAGICA IRPINIA: ARIANO IRPINO

Ci sono paesi, nella nostra sorprendente Irpinia, capaci di gettare un ponte con il passato, percorrendo il quale, come sospesi a guardare sotto di noi il Tempo che si snoda nelle sue sapienti volute, veniamo condotti alla scoperta della nostra storia, delle nostre radici più profonde, della nostra identità. Solo la tensione alla ricerca del nostro passato; solo la consapevolezza di chi e cosa siamo stati; solo l’amorevole accettazione dei nostri errori e la gioiosa esaltazione dei nostri successi possono aiutarci a comprendere chi e cosa siamo oggi e, per questa via, creare le premesse per un futuro per quanto possibile consapevole.

È la magia che si realizza al cospetto dell’imponente Castello di Ariano Irpino, il borgo che sorge in posizione dominante sulle tre ripide alture di Castello, Calvario e San Bartolomeo e che da esse ha derivato l'epiteto di città del Tricolle. E fu proprio sul luogo più elevato e, dunque, meglio difendibile che sia i dominatori longobardi (che tennero il potere in Italia dal 568 al 774) sia la popolazione civile si rifugiarono per difendersi dagli attacchi dei Bizantini. E proprio qui, sulla sommità del colle, a un'altitudine di 811 metri, in posizione strategica, crocevia tra l'Irpinia, il Sannio e la Puglia, i Longobardi eressero, entro l’VIII secolo, il Castello da cui controllare le vie di accesso attraverso le valli dell'Ufita, del Miscano e del Cervaro.

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Ma la presenza dei Longobardi in Italia era destinata ad un rapido epilogo: il susseguirsi caotico di conflitti interni, primo fra tutti la guerra civile tra Benevento e Salerno, favorirono la penetrazione nel Sud Italia prima degli Arabi, che fondarono emirati a Bari e Taranto e basi piratesche ad Agropoli e sul Garigliano (solo faticosamente eliminati tra il IX e il X secolo), e, poi, dei Normanni, di cui, nel, 1017 si era fermato in Italia un gruppo di cavalieri di ritorno dalla Terra Santa, i quali, tre anni dopo, si posero al servizio dei Bizantini dominatori della vicina Puglia. Tuttavia, il loro potere crebbe a tal punto che nel 1042 spodestarono i Bizantini e divennero padroni assoluti di tutta la regione, che essi divisero, poi, in contee. E la prima contea normanna in Italia fu, appunto, quella di Ariano. I Normanni stabilirono la loro residenza nel vecchio Castello longobardo, che venne potenziato con la costruzione di una possente cinta muraria chiusa da quattro torri quadrangolari a difesa del dongione centrale, un torrione che andò a sostituire l’originaria torre longobarda. E nel Castello Ruggero II, primo re di Sicilia, riunì il primo Parlamento generale dei Normanni (uno dei più antichi del mondo): durante le famose Assise tutti i dignitari del Regno -principi, feudatari, autorità ecclesiastiche- discussero il primo corpo di leggi valide per tutto il territorio regio e promulgarono la prima Costituzione del Regno, con cui disciplinare aspetti della vita amministrativa, giudiziaria, militare. Venne stabilito anche il conio di una nuova moneta, il ducale (che avrebbe avuto corso legale fino al 1860), contemplando pene pecuniarie e capitali per qualunque suddito avesse accettato l'antica moneta, detta romesina, o l'avesse spesa nei mercati.

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Forziere della memoria storica di quel grandioso passato è il Centro Europeo di Studi Normanni (CESN), sorto nel 1991 per iniziativa di un gruppo di studiosi italiani, francesi e inglesi e finalizzato alla ricerca sulla civiltà normanna nell'Europa medioevale. Ospitato nella magnifica cornice del castello, il museo accoglie il visitatore con uno straordinario grandioso plastico della battaglia di Hastings del 1066, che ricostruisce dettagliatamente lo svolgimento di un evento decisivo per la storia dei Normanni in Europa. Molteplici tipologie delle armi utilizzate in quella battaglia sono esposte nella suggestiva Sala delle armi, che raccoglie circa 250 esemplari autentici di armi di varia epoca (soprattutto ad asta), dal V sec. a.C al XVIII sec. d.C. Alabarde, picche, corsesche, falcioni, lance, ronconi, brandistocchi, scuri, buttafuoco, alighieri, quadrelloni, forche, tridenti, spiedi, sergentine, partigiane, ordinatamente sull’attenti, riverberano luminosi dardi argentei che convergono ad esaltare la riproduzione, in dimensioni naturali, di un fante normanno armato, stanco della dura battaglia. O a svelare alla vista i preziosi testi medioevali e i pregiati manoscritti, tra cui tre edizioni (pubblicate rispettivamente nel 1533, 1773 e 1786) del Liber augustalis di re Federico II di Svevia. O, ancora, a illuminare la riproduzione del mantello di re Ruggero II, realizzato nel 1134 nel thiraz, l’opificio di tessitura del palazzo reale di Palermo. (l’originale è indebitamente in possesso del Museo imperiale di Vienna). Opera di straordinaria sontuosità, il mantello rappresenta, con i suoi 146 cm di altezza e i suoi 345 cm di diametro, uno delle più potenti affermazioni simboliche della sacralità del potere regio. In seta rossa, ricamato con fili d’oro, smalto e perle, è diviso esattamente al centro da una palma, in oro stilizzato, che rappresenta l’albero della vita. A destra e a sinistra, lo spazio decorativo è occupato, simmetricamente, da due leoni, uno per lato, simbolo dei Normanni, animale araldico degli Altavilla, che sovrastano, senza azzannarli (forse ad intendere l’avvenuta integrazione tra Occidente e Oriente ad opera dei Normanni), due cammelli, raffigurazione degli Arabi. 

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Mantello_ruggerojpgIl viaggio verso la conoscenza del proprio passato prosegue con una tra le collezioni numismatiche più importanti d’Europa, ricca, soprattutto, di monete del periodo normanno dal valore inestimabile. Ma l’oggetto che ancor più contribuisce a rendere questo luogo un unicum nel panorama museale italiano è un pilum romano, un particolare tipo di giavellotto utilizzato dall’esercito romano nei combattimenti a breve distanza. Unico esempio in Italia, il prezioso reperto riporta il visitatore ancor più indietro nel tempo, quando Ariano, l’antica Aequum Titicum, era un vicus romano, nodo stradale importantissimo per la sua posizione di controllo tra Sanniti, Campani, Lucani ed Apuli, al centro dei traffici tra Tirreno e Adriatico, all’incrocio tra la Via Herculia, avente direzione nord-sud, e la Via Traiana che, avente direzione est-ovest, era una delle strade imperiali più importanti per la sua funzione di collegamento tra l'Italia e i principali imbarchi verso l'Oriente. Da identificare, secondo alcuni storici, con la leggendaria Touxion (o Touticon), la più importante, potente e fiorente città del Sannio, fondata da Diomede in fuga da Troia, Aequum Tuticum  rivive nei preziosi reperti custoditi nel Museo Archeologico del borgo, nonché nelle iscrizioni e negli elementi architettonici raccolti in un lapidario all'interno della villa comunale, che, estendendosi tutto intorno al Castello per circa 50.000 metri quadrati, è uno dei parchi più belli della Campania, da dove lo sguardo può spaziare ad abbracciare addirittura sei delle venti regioni italiane.

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Ma ecco che la stessa struttura del Castello ci costringe a fare nel Tempo un balzo in avanti, portandoci all’assedio che, nel 1255, Manfredi (figlio naturale di Federico II di Svevia) pose ad Ariano, colpevole di aver appoggiato l'esercito papale contro di lui. A ricordo di quel tragico evento, che si concluse con il saccheggio e l’incendio della città, nonché con l’eccidio di molti dei suoi abitanti, vi è ancora oggi una via chiamata in dialetto arianese la Carnale. Fu Carlo I d'Angiò, dopo aver sconfitto Manfredi nella battaglia di Benevento e conquistato il regno, a ricostruire, nel 1269, la città. E, anzi, nell'occasione, quale segno di riconoscenza per la fedeltà dimostrata al Papato, donò alla diocesi di Ariano due Sacre Spine (dategli dal fratello Luigi IX di Francia detto il Santo), tuttora custodite nel Museo degli argenti, dove, tra l’altro, si possono ammirare anche la statua in argento di sant'Ottone Frangipane (patrono della città e della diocesi), risalente al Seicento e considerata miracolosa, e il grande calice di sant'Elzearo da Sabrano (conte e compatrono di Ariano), anch'esso interamente d'argento.

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calice di SantElzearopng

Ma la coscienza identitaria di Ariano si riconosce anche nelle tradizioni artigianali, prima fra tutte quella della ceramica, che, intimamente connessa alla storia aurorale del borgo, ha dato vita al Museo Civico e della Ceramica. L'abbondanza di fonti sorgive perenni, di legna combustibile e di argille assai fini ha consentito, fin dall'età del Bronzo medio (XVI-XIV secolo a.C.), una produzione assai svariata di ceramica, dapprima grezza, poi ornata con incisioni e decorazioni e, a partire dall’Alto Medioevo, smaltata e dipinta. Fiasche antropomorfe e muliebriformi che sembrano richiamare le piccole sculture fittili votive rinvenute proprio in Irpinia, nella valle d'Ansanto, e dedicate alla dea Mefite; boccali a segreto, conformati in modo tale che il liquido in essi contenuto si versi addosso a chi cerca di bere senza conoscere il "segreto" (consistente nel turare un foro nascosto con un dito oppure nel bere da uno specifico beccuccio fra i tanti presenti); borracce, particolari per fogge e decorazioni, legate non soltanto alla tradizione pastorale della transumanza lungo gli antichi tratturi (degni di nota il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela o il  tratturello Camporeale-Foggia), ma anche a quella religiosa dei pellegrinaggi attraverso la via Francigena (un itinerario medioevale che ripercorreva la storica via Traiana): capolavori di una millenaria maestria che colora di giallo, verde, blu cobalto le proprie preziose creazioni.

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Il ponte che proietta il passato verso il futuro è, invece, rappresentato dal Centro di ricerche BioGeM (Biologia e Genetica Molecolare), attivo nella ricerca scientifica in campo biogenetico e farmacologico. Inaugurato nel 2006 alla presenza del premio Nobel Rita Levi-Montalcini e strutturato in tre aree funzionali (dedicate, rispettivamente, alla ricerca biomedica, alla ricerca preclinica e all’alta formazione negli ambiti biomedico, biochimico e biogiuridico), il Centro è particolarmente attento alla diffusione del sapere, sia attraverso il meeting Le due culture, che, organizzato nella prima decade di settembre, si propone, altresì, di raggiungere, grazie alla partecipazione di premi Nobel, insigni studiosi e autorità di rilievo politico e istituzionale, un punto d'incontro tra il sapere umanistico e quello scientifico, sia con l’allestimento di uno spazio museale, che, dedicato ai primordi della storia geologica, illustra l'origine e lo sviluppo della vita sulla Terra.

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Passato, presente, futuro si intrecciano e si completano in questo dinamico borgo, che ha saputo fare della cultura e della conoscenza il propulsore più efficace alla conoscenza di sé e all’affermazione potente della propria identità.


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Cattedrale di S. Maria Assunta

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Chiesa della Madonna del Carmine

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P.zza Plebiscito

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La maiolica di Ariano Irpino