MAGICA IRPINIA: ALTAVILLA IRPINA

Vista dall’alto, Altavilla Irpina si mostra come un tappeto di tetti rossi che, adagiati sui tre colli di Torone, Ripa e Foresta, appaiono protetti dal verde abbraccio di noccioleti e vigneti. Su uno dei tre colli, data la posizione strategica del sito (che, posto lungo la strada che dall’antica Abellinum giungeva fino a Beneventum, costituiva una valida difesa naturale a guardia delle valli circostanti), i Longobardi eressero il castello di Altacauda. Intorno al castrum (di cui l’unico elemento architettonico oggi visibile è una struttura cilindrica, purtroppo inglobata in costruzioni private) si sviluppò il borgo medioevale, che vide mutare la sua denominazione nell'attuale per volere dei feudatari normanni della famiglia de Capua (o da Capua), originari di Hauteville. E proprio a tale famiglia si collega una singolare manifestazione che si svolge ad Altavilla ogni 18 agosto, ormai da ben quarant’anni: il Palio dell’anguria. Nata nel 1979 dalla dinamicità di un gruppo di giovani buontemponi di una radio libera locale, tanto ricchi di ingegno quanto poveri di mezzi, la manifestazione (una spettacolare sfilata storica che, oggi, coinvolge circa trecento figuranti tra nobili, cavalieri, damigelle, armigeri e popolani provenienti da tutti i comuni del circondario) vuole rievocare  la storia della Regina triste Costanza di Chiaromonte, figlia di Manfredi III, vicario generale del Regno di Trinacria, e divenuta, poco più che bambina, regina di Napoli per aver sposato Ladislao D'Angiò. Presto, però, il sovrano, pressato dalla madre, la regina Margherita, per rimpinguare le casse del regno svuotatesi in seguito ad una guerra sfortunata, ripudiò Costanza progettando, in appoggio alle ambizioni ungheresi della sua famiglia, un matrimonio con la figlia del sultano turco Bayazet. Costanza fu, così, relegata in una casetta a Gaeta, dove restò per tre lunghi anni, finché, per volontà dello stesso Ladislao, non fu data in sposa, nel 1395, al fedele feudatario Andrea de Capua, Conte di Altavilla, cui, il giorno del matrimonio, orgogliosamente ad alta voce e nella pubblica piazza, la bella Costanza indirizzò queste parole: “Puoi vantarti d'avere per concubina la moglie del tuo re”.

Altavilla-03jpg

palio-dellAnguriajpg

Il momento topico della manifestazione è la corsa degli asini, geniale trasformazione in chiave agonistica della gara spontanea dei vassalli per recarsi al Palazzo Comitale a portare doni ai feudatari in ringraziamento dei benefici concessi. Il percorso da compiere è di circa un chilometro, che i cavalieri devono coprire cavalcando a pelo d'asino e tenendo sotto braccio un'anguria, frutto estivo per eccellenza, scelto ironicamente come simbolo dell'omaggio da depositare ai piedi di Costanza.

  corsa_degli_asinijpg

Alla fine del XIX secolo, precisamente nel 1886, la scoperta di giacimenti di zolfo portò ad Altavilla un forte sviluppo economico e sociale tanto che, due anni dopo, venne realizzato uno stabilimento industriale, che oggi rappresenta uno straordinario esempio di archeologia industriale, di cui si possono ammirare i corpi di fabbrica con i forni di fusione, le turbine, la centrale idroelettrica.

stabilimento-zolfojpg

Lo zolfo: simbolo di demoni e streghe in una terra di santi. Due aspetti che, in questo raccolto borgo d’Irpinia, si intrecciano e si sovrappongono. E, infatti, in corrispondenza dello stretto di Barba, la gola che unisce l’Irpinia al Sannio (Altavilla è, per l’appunto, posta a metà strada tra Avellino e Benevento), v’è un ponte, denominato dei Santi, presso il quale la leggenda vuole che sorgesse un noce antichissimo, sotto i cui rami, nelle notti di luna piena, le janare, le famose streghe di Benevento, celebravano il loro Sabba. Finché un giorno Barbato, vescovo di Benevento, deciso a eliminare ogni traccia di paganesimo, non solo fece estirpare il grande noce, ma condannò come satanico e malvagio qualsiasi culto che non fosse riconducibile all’unico Dio cristiano. Ma -sempre secondo la leggenda- Lucifero in persona fece ricrescere in una notte il grande noce di Benevento in un luogo segreto per far sì che le sue seguaci arrivassero da tutto il mondo a celebrare la sua gloria sotto le fronde del grande albero. La notte delle streghe per antonomasia era quella tra il 23 e il 24 giugno, preludio alla festa di San Giovanni Battista e celebrazione del solstizio d’estate. Ed ecco che, ancora una volta, religiosità e superstizione, celebrazione della vita simboleggiata dal Sole e timore per sinistre presenze oscure si sovrappongono in modo inquietante e affascinante a un tempo: la festa del Santo, che annunciò la venuta di Cristo e battezzò il Figlio di Dio nelle acque del fiume Giordano, si fonde e si confonde con la festa del Sole, da cui l’universo intero riceve benefici. Proprio per poter approfittare del potere conferito dal Santo alle erbe e alle noci e rendere, così, più potenti i filtri e le pozioni, le streghe avrebbero prediletto riunirsi durante questa ricorrenza. Il che, tra l’altro, si legherebbe all’invenzione del nocino, il celeberrimo liquore ottenuto dal mallo delle noci.

il ponte delle streghejpg

Al Sabba delle streghe fa da contraltare il suggestivo Sentiero dei Santi, che parte dall’impronta che San Bernardino da Siena, patrono di Altavilla, avrebbe lasciato impressa nella roccia. La leggenda narra che, nel maggio 1440, alle prime luci dell’alba, insieme con altri due frati francescani, Bernardino passò per Altavilla diretto a L'Aquila. Per meglio affrontare il viaggio, i tre frati chiesero del pane e un bicchiere di vino ad una donna, che, però, rispose di non poterli accontentare perché era troppo povera. Bernardino, allora, la invitò a cercare meglio in casa perché avrebbe trovato tutto ciò che le avevano chiesto. E così fu. Sbalordita, la donna gridò al miracolo, mentre le campane del paese, che cominciarono a suonare da sole, richiamavano gli abitanti del borgo, che raggiunsero i frati sul quel ponte che, da allora, è detto dei Santi.

san_bernardino_da_sienajpg

Ma Altavilla lega il suo nome anche a quello di altri due importanti Santi: San Pellegrino e Sant’Alberico Crescitelli, compatroni del borgo.

Le reliquie di San Pellegrino furono accolte nella chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo l’11 aprile del 1780 grazie a Padre Giuseppe Maria Crescitelli (maestro provinciale dell’Ordine dei Servi di Maria Addolorata in Monte Oliveto di Napoli nonché prozio del glorioso martire Sant’Alberico), che aveva pregato Papa Pio VI di concedergli i resti di un martire. Fu così che dalle catacombe di Santa Ciriaca in Roma Padre Giuseppe Maria condusse ad Altavilla le spoglie di Pellegrino, martirizzato nel 192 d.C. durante il regno dell’imperatore Commodo.

In onore di San Pellegrino da più di un secolo la Collegiata accoglie, il 24 agosto di ogni anno, oltre milleduecento battenti: una interminabile processione di fede e devozione che, vestita di bianco e bordata della simbolica fascia rossa tramandata di padre in figlio, si snoda, a piedi scalzi, lungo le vie principali del borgo. Convogliando verso il santuario i devoti di Avella, Baiano, Manocalzati, Montefredane, Mugnano del Cardinale, Avellino, Starze, Roccarainola, la processione, procedendo carponi, raggiunge le sacre spoglie, rinnovando la sua promessa di voto.

chiesa-Santa Maria Maggiore - internojpg 

Altavilla-Irpina-battentijpg

La chiesa dell’Assunta è dedicata anche al culto di Sant’Alberico Crescitelli. Quarto di undici figli, nato ad Altavilla il 30 giugno 1863 e ordinato sacerdote il 4 giugno 1887, Alberico volle portare la parola di Dio in Cina, dove, però, fu barbaramente torturato e ucciso da un certo Teng, contro cui il missionario si era schierato a difesa dei cristiani cinesi.  Gli fu mozzata la testa e il suo corpo venne atrocemente dilaniato in tre pezzi. Stando alle dichiarazioni di un testimone oculare, quando la testa del Padre cadde al suolo, le nubi si aprirono per far posto ad un cerchio pieno di luce da cui si originarono dei fasci diretti sulle parti smembrate, che miracolosamente sembravano attrarsi e ricomporsi. Nella notte, l'ingrossamento delle acque del fiume a seguito di un temporale fece sparire i resti mortali di Padre Alberico. Padre Alberico Crescitelli venne beatificato da Papa Pio XIII il 18 febbraio 1951, mentre il primo ottobre 2000 in Piazza San Pietro Papa Giovanni Paolo II lo proclamò Santo.

Le reliquie di Sant’Alberico sono custodite nella Casa Museo a lui dedicata, che conserva, tra l’altro, gli effetti personali di Alberico, gli abiti sacri del sacerdozio, le lettere scritte alla madre lontana.

Casa Museo di SantAlberico Crescitellijpg

 altavilla_irpina_museo_sant_alberico_crescitelli_visita_virtuale_3jpg   

L’attenzione agli umili, ai poveri, ai deboli, che sostanziò la vita dei santi patroni del borgo, è il tratto distintivo che ha dato vita, nel 1997, al Museo Civico della Gente Senza Storia, che, a partire dall’Età del ferro, raccoglie reperti e vestigia delle persone comuni, appartenenti a tutti i ceti sociali. Un emozionante viaggio nel tempo, carico di suggestioni, che riguarda ciascuno di noi e nel quale ciascuno di noi si riconosce: nei semplici oggetti quotidiani, testimonianze di una vita dura ma dignitosa; negli abiti consunti dalla fatica e dal lavoro; nei cari gioielli di uso quotidiano è la storia di tutti noi, dei nostri nonni, dei nostri avi. Di quanti, con il loro lavoro quotidiano, le loro vite semplici, le loro esistenze rimaste anonime, hanno contribuito a scrivere la Storia. 

Altavilla Irpina: il borgo dove gli umili hanno fatto grande la Storia.


MUSEO CIVICOjpg